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Capitolo 5 - Piccolo impianto antico
"Ancora furti di rame!" esclamò Albert piegando il solito quotidiano, con l’aria del cane cui hanno appena rubato l’osso debitamente interrato. I ragazzi ebbero un attimo di esitazione, poi Immanuel domandò "Perché ti preoccupi? Non si era deciso di smetterla con i furti di cavi elettrici a danno delle ferrovie dello Stato?" "Già…" lo incalzò di seguito Andrew "..non si era stabilito che avremmo fatto birra artigianale?" La verità era che Albert pensava tutta una serie di cose che non c’entrava con la loro carriera di mariuoli di rame, ma che era comunque legata al prezioso metallo ed al suo costo sul mercato. "Il costo del rame salirà alle stelle!" bofonchiò rabbioso, all’indirizzo di quegli stupidi testoni. Sebbene continuassero a non capire il perché di quelle esternazioni nessuno dei quattro ebbe nell’immediato il coraggio di chiedere cosa ci "appizzava" tutto questo con la loro cooperativa. Sicchè fu lo stesso Albert a fare luce sul nesso misterioso che devastava le sue viscere. "Il rame ci serve per l’impianto, così se continuano a rubarne, il suo prezzo arriverà a cifre che nessuna banca, nemmeno quella Epica, potrà mai conguagliare…è chiaro stu fatto?" Frank sospirò due volte in una. Si era tolto di dosso l’angoscia di capire cosa frullasse nella testa del mastrobirraio ma al suo posto era intervenuta quella più ingombrante e definitiva di non trovare una soluzione al nuovo problema sollevato da Albert. "Io c’ho un amico a Trinatapoli!" sbottò di colpo Lukhet usando il tono festoso di chi ha appena riscattato la taglia del più pericoloso ed ricercato dei banditi. "Io invece tengo un amico ad Acerra…" aggiunse Immanuel, convinto che mettere sul tavolo tutte le amicizie di cui ognuno poteva farsi vanto, avrebbe in qualche modo misterioso risolto il problema dell’incontenibile lievitare dei costi del rame. "Luketh per piacere la vuoi smettere di parlare a schiovere?" "No, Frank ti assicuro che stavolta non parlo a sproposito. A Trinitapoli si fa la birra artigianale con un impianto di acciaio!" Dunque era possibile tirare fuori estratti di malto zeppi di zuccheri pure da pentoloni di acciaio? Le ricerche di Immanuel a riguardo confermarono punto per punto quanto detto da Machinetta. TEFO era il nome dell’officina che nella lontana Parma trasformava le lamiere di acciaio in meravigliosi pentoloni sterili buoni per il trattamento di nobili estratti come la birra artigianale. Terminata l’era dell’oro, tramontata l’era del rame era dunque cominciata la stagione della birra artigianale ammostata, filtrata, bollita e maturata nell’acciaio per alimenti!